A cura di Clelia Bortoletto
Come molti di noi già sanno la mafia è un’organizzazione criminale diffusa in molte regioni italiane.
Accade sempre più di frequente che quando vengono arrestati esponenti mafiosi lo Stato confischi i beni di loro proprietà e li riutilizzi per scopi pubblici e sociali. Avviene così che una villa mafiosa possa essere destinata a una scuola o uno spazio per ragazzi.
La legge che ha inizialmente permesso questo “riuso” è la n. 109 del 1996. Da allora diverse sono state le norme che hanno favorito il recupero delle strutture sequestrate alla mafia, tra cui la legge 132 del 2018.
La maggior parte di questi beni riutilizzati sono in Sicilia, Calabria, Campania, ma negli ultimi anni questo fenomeno si è diffuso anche nel nord Italia.
Da una ricerca effettuata da Libera, associazione antimafia, dal titolo “Benitalia”, si viene a conoscenza che diversi di questi beni confiscati alla mafia sono stati destinati ad ospitare istituti scolastici di diverso ordine e grado.
Tra questi vi è l’albergo Elefante Rosso di Nicotera Marina, comune di Vibo Valentia in Calabria, confiscato alla criminalità organizzata del clan Mancuso di Limbadi.
Il 21 settembre 2019 è stata inaugurata questa struttura destinata ad ospitare l’istituto secondario di primo grado “Dante Alighieri”. L’edifico che in precedenza ospitava i ragazzi della scuola media era fatiscente, con gravi problemi strutturali, a rischio crollo.
La scelta di trasferire gli studenti in questo nuovo edificio è risultata importantissima per la loro tutela. In soli quattro giorni sono state completate le operazioni di trasloco e i lavori di sistemazione e adeguamento dell’edificio.

Restando in terra calabrese, altro caso simile è quello dell’immobile conosciuto da tutti come “villa-bunker” a San Mazzeo di Conflenti, nel catanzarese.
L’edificio, confiscato alla mafia nel 2018, è diventato una scuola dell’infanzia. Utilizzando i giorni di vacanza stabiliti nel ponte di Tutti i Santi, sono state trasferite le attrezzature didattiche per avviare il completo utilizzo dell’edificio.

Esempi di coraggioso riuso per il bene comune; la criminalità combattuta con l’istruzione.
Esperienze simili dovrebbero avvenire sempre più spesso, soprattutto in quei territori dove gli edifici scolastici sono “vecchi” e non ci sono finanziamenti per poterli ristrutturare. Fa rabbia pensare che ci sono ragazzi italiani che ogni mattina entrano in un edifico pubblico e rischiano di non uscirne vivi, quando molti stabili confiscati alla mafia sono in ottimo stato e possono accoglierli.
I dati sono impressionanti: ogni tre giorni avviene un crollo negli istituti scolastici italiani. Esempi sono il caso della scuola di Pietrasanta nel novembre 1996, il crollo del solaio in una scuola romana nel 2002, l’auditorium di una scuola a Casoria nel 2005, lo scoppio di una caldaia nel classico di Terlizzi nel 2008, i calcinacci della materna di Paternò (febbraio 2011), la bimba ferita nella scuola materna a Ciampino (dicembre 2012), i due bambini feriti a Cardito, il crollo di alcuni pannelli del controsoffitto a Bologna (febbraio 2013) e il crollo dell’intonaco del soffitto a Palermo (febbraio 2014).
Nell’attesa che tutte le scuole italiane siano ristrutturate e che la mafia sia “debellata”, auspichiamo mille e più riusi dei beni confiscati alla mafia per garantire una sicura istruzione.

