Un gioco capace di avvicinare le menti per ampliare la conoscenza.
A cura di Clelia Bortoletto
Geometriko è uno strumento didattico per acquisire e consolidare l’apprendimento della geometria piana, in particolare dei quadrilateri, divertendosi; lo scopo è quello di facilitare lo studio di una parte della matematica spesso considerata noiosa e poco amata dagli studenti.
L’ideatore del gioco è il professor Leonardo Tortorelli, docente di matematica presso il liceo scientifico statale Leonardo da Vinci di Maglie (LE).
Il gioco è pensato per i ragazzi tra i 10 e i 16 anni, suddivisi in diverse categorie, e si compone di 3 mazzi di carte (quadrilatero, attacco e flash card) da utilizzare rispettando un regolamento minuzioso che definisce le norme tra gli sfidanti.
Si scontrano dai 5 ai 6 ragazzi per tavolo e vince chi riesce a togliere più carte quadrilatero agli avversari attraverso le carte d’attacco.
Le flash card invece sono carte jolly con diverse proprietà, la più temuta dai ragazzi è il caprone Ugo, perché se lo peschi devi rispondere ad una domanda di teoria che ti pone il giocatore alla tua destra.
In questo gioco non bisogna solo essere abili in geometria o “secchioni a scuola”, ma anche strateghi dal sangue freddo con in tasca un po’ di fortuna! Perché come dice il professor Tortorelli: “La fortuna è cieca, ma il caprone Ugo ci vede benissimo!”
Geometriko negli ultimi anni ha coinvolto, con sempre più entusiasmo, molte scuole italiane da nord a sud, a tal punto che ogni anno si svolge un torneo che, partendo da gare di istituti scolastici, si sviluppa in sfide regionali ed infine nazionali.
Quest’anno, nonostante l’emergenza Coronavirus, il gioco verrà svolto tramite la DAD (didattica a distanza), verso la fine di giugno.
Riporto di seguito la mia esperienza dell’anno scorso:
Ormai da oltre tre anni l’Istituto Comprensivo “Italo Calvino” di Jesolo partecipa a tutte le fasi del torneo nazionale e, dallo scorso anno, ospita anche la fase finale del torneo regionale per il Veneto; la prof.ssa Maura Mattiuzzo, docente di matematica della scuola, è infatti Coordinatore a livello regionale per la categoria della Secondaria di Primo grado.
Le gare sono state accese ed estenuanti e hanno determinato una classifica dei migliori che hanno avuto diritto all’accesso alla finale nazionale, che si è tenuta il 3-4 maggio a Gallipoli. I finalisti dell’I.C. Calvino sono stati: Clelia Bortoletto della classe 2F, Giuseppe Girardi della 2G e Francesca Visentin della 3G.
A Gallipoli si sono sfidati circa 150 ragazzi e nella classifica generale gli studenti jesolani hanno guadagnato ottime e meritatissime posizioni: un quarto posto per Giuseppe Girardi, un ventinovesimo posto per Clelia Bortoletto e un sessantacinquesimo posto per Francesca Visentin.
L’esperienza vissuta, a prescindere dalla classifica finale, ha lasciato in noi emozioni e sensazioni incredibili e indimenticabili.
Ho chiesto a Giuseppe Girardi, dopo la prima partita delle nazionali, cosa avesse provato a trovarsi seduto a quel tavolo da gioco pronto per la sfida: “Niente prepara all’effettiva adrenalina che sale fino alle orecchie nel momento dello scontro! La salivazione si azzera, chi hai di fronte è il peggiore dei nemici, non ricordi neppure perchè ti sei seduto su quella sedia. Se mi avessero chiesto il mio nome, non lo avrei ricordato”.
La paura -si sa- atterrisce anche i migliori! Nei sorteggi della speranza anche i più bravi raggiungevano stati di incoscienza.
Ad aumentare l’adrenalina contribuivano le “occhiate”, di dubbia interpretazione, che si lanciavano continuamente i giocatori…
Ho chiesto a Francesca Visentin se avesse sentito addosso questi sguardi e come li avesse interpretati e mi ha risposto: “Sì, penso di averli sentiti. Durante una precisa partita non ho ben capito se gli sguardi con un altro giocatore fossero di alleanza o paura reciproca. Di certo, questo ha garantito che nessuno dei due sfidasse l’altro”.
Un aspetto percepito in questi eventi è senza dubbio la prevaricazione maschile: le giocatrici presenti, nettamente in minoranza, devono saper sfruttare tutta la loro abilità per contrastare la tendenza dei ragazzi a far squadra e tentare di eliminare subito le ragazze.
Io stessa mi sono ritrovata a giocare ad un tavolo in cui ero l’unica ragazza e questa è stata la mia strategia: inizialmente ho evitato lo sguardo degli avversari, anche se sentivo le guance rosso fuoco. Speravo di avere un’espressione intelligente che intimorisse gli sfidanti, ma è servito a poco: mi hanno attaccata tutti!
Non mi sono arresa e alla giusta occasione ho mostrato che una ragazza è brava tanto quanto un ragazzo e sono arrivata seconda: una gioia immensa!
Le esperienze riportate evidenziano che in questo gioco, oltre alla geometria e alla finalità didattica, interviene l’aspetto psicologico e comportamentale di ognuno di noi, che determina effetti e scelte d’azione non prevedibili.
Competizione, confronto, socializzazione sono aspetti fondamentali che danno all’evento risvolti ben superiori di quelli che potrebbe avere una semplice partita a carte.
Auguro che esperienze simili possano moltiplicarsi negli istituti scolastici di ogni livello affinché la matematica sia vista, da noi studenti, come un gioco capace di avvicinare le menti per ampliare la conoscenza.
