A cura di Clelia Bortoletto
Illegalità. Questa parola la sentiamo spesso, forse troppo. Illegalità è ciò che è contrario all’ordinamento giuridico. Illegalità è un comportamento che evade le regole, ciò che è fuori dal vivere civile. La scuola e l’istruzione dovrebbero sensibilizzare noi ragazzi sui concetti di illegalità, perché più si sa più si riesce ad aiutare. Ma tutti noi ragazzi riusciamo a capire la gravità della situazione? Riusciamo a capire che comportamenti illeciti vanno dal buttare una cartaccia a terra fino all’uccisione di un uomo? Oggi come oggi i concetti di rispetto e moralità sono andati persi o mutati. Sarebbe opportuno che ognuno di noi, nel nostro piccolo, rispettasse i diritti e i doveri del cittadino, che dovrebbero essere insiti dentro di noi; l’ideale per vivere una vita serena, senza omicidi, inquinamento, corruzioni, guerre. Ma legalità è un concetto perso ormai non solo nei ragazzi. Pensando al futuro e a ciò a cui andremo incontro, mi sale un senso di angoscia. Gli sforzi da parte dello stato di combattere l’illegalità negli anni hanno portato a diversi risultati, ma evidentemente non basta quanto finora è stato fatto. Interessi economici e poca moralità hanno portato a crimini onerosi commessi in passato. Grandi uomini hanno dato la vita per combattere questa criminalità. Tra questi non possiamo dimenticare i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che formarono un pool antimafia attraverso il quale processarono moltissimi mafiosi. Giovanni Falcone fu ucciso il 23 Maggio 1992 sull’autostrada che collega Capaci a Palermo. Paolo Borsellino, invece, cadde vittima della mafia il 19 Luglio dello stesso anno, in via d’Amelio; con lui morirono anche agenti e civili. Salvatore Riina e Bernardo Provenzano furono arrestati per tali crimini, ma il loro posto venne presto preso da altri esponenti mafiosi. Concluderei citando una frase del giudice Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”.
